Segni che lasciano buchi indelebili sulla pelle, battito dopo battito si evolvono in sinuosi brividi i pensieri. Stesso inizio per arrivare consapevolmente allo stesso finale già conosciuto. Nessuna via di mezzo, prendi senza lasciare per poi ritrovarti senza niente, un bagaglio di sentenze che pesano come scudi dopo sanguinose battaglie per difendere ideali privi di appartenenza. Acciaio che logora le carni, approfittando dell’assenza di valide alternative solamente perchè il desiderio puramente passivo che rende ciechi non invoglia a visualizzare orizzonti ben distinti davanti a noi. Illustriamo con naturalezza fogli bianchi con scarabocchi densi di idiozia che distilla un odore a noi familiare, rendendoci fieri nel nostro incedere verso vortici di malsana conoscenza che ubriaca immagini a cui regaliamo maschere già scheggiate. Non c’è niente da capire veramente, se non il fallimento delle semplici proposte lanciate al vento mentre il tetro sole autunnale dissecca le vesti sdrucite che ricoprono i nostri malesseri. Gradini che risalgono ripide discese, che fiere si affacciano sulle ombre stantie delle nostre voglie, per ricordare con insistenza la nostra non presenza. Abbandoniamo i sensi di colpa, ricopriamo le lapidi già scavate e rivestiamo le nostre figure con la dignità ormai persa. Il peso della verità ci piega, ci schiaccia e preme prepotente sulla nostre schiene, accettiamo l’alternativa al nostro destino.