Mani che non mentono, che si nascondono e che nascondono, preziosi, attimi che delicatamente si muovono in una danza fatta di piccoli passi, attraversando sinuosi valichi a cui la comprensione non pone attenzione. Un atto di seduzione frammentato da sguardi e familiari sospiri che si arrampicano nell’aria alla ricerca di luoghi sacri, dove ancestrali brividi percorrono nude spine dorsali. L’invito è tacito, scarno di inutili parole che offenderebbero quegli attimi di quiete sottratti ai rumori molesti di città impazzite dove la calma ha rinunciato a cercar rifugio.

Rabbia e indignazione non ostacolano più il flusso scrosciante del desiderio che si fa strada tra le ombre macchiate di seta che sfiorano la pelle. Addentare l’aria per poi ricordarsi di respirare, cambiare posizioni, intrecciandosi come serpenti in amore in torridi pomeriggi d’estate. Mani che afferrano, che non si lasciano, che stringono e accarezzano momenti a cui gli occhi stanno per assistere, pronti a cibarsi di smorfie e contrazioni. Sapori di conosciuti stupori e meccanici battiti a cui il bianco candore assiste inerme, mentre la luce si muove veloce tracciando disegni impazziti sui movimenti melodici.

Mani curiose, frugano, cercano e si impadroniscono di ciò che trovano, intrise di splendido sudore. Liquide, le voglie, si congiungono, sfociando in risposte apparentemente ovvie ma di cui desideriamo sentirne il suono. I vuoti si idratano, si riempiono e traboccano scrollandosi di dosso le paure del giorno appena trascorso, decimando le tensioni che come parassiti si erano avvolti attorno alla carne, soffocandone i gesti.

Mani silenziose, che stanche, parlano, ostentando padronanze di lingue sconosciute. Mani avide e coraggiose, mani che si macchiano dei più intimi piaceri. Mani forti, ricche e forse anche violente, che scuotono, urtano, battono e tengono stretto ciò che non possono perdere, lasciando andare, invece, ciò a cui, anche con dispiacere, si deve rinunciare.